Fiducia chimica

È da qualche tempo che ho in mente di scrivere sulla “Fiducia”. Forse proprio mentre scrivevo il post sui lupi e i porcospini. Perché anche alla base di un gruppo è importante che la fiducia si generi e si autoalimenti.
Non è facile parlarne, soprattutto di questi tempi. Ma tenterò l’approccio, forse semplicistico, ma…
Partiamo dall’inizio.
Trovo questa definizione di fiducia sulla Treccani: “Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.”
La generazione di tranquillità e sicurezza non è ferma a se stessa. Anzi. Credo che la fiducia vada rinnovata in maniera costante e continua. Credo che debba autoalimentarsi: abbiamo bisogno continuamente di conferme da parte dell’altro sulla possibilità di continuare la nostra relazione fiduciaria.
Inoltre, essendo che la fiducia è un atto volontario, occorre che ci sia almeno una base di fiducia data, dalla quale partire.
E perché una relazione (qualsiasi) possa nascere, crescere ed evolversi occorre più che mai che la fiducia si instauri.
E come si fa quando la fiducia non arriva? Quando non sono le relazioni che scegliamo di creare, ma quelle che ci impone il lavoro, per esempio? Come possiamo creare quella base di fiducia che permette di lavorare bene insieme e fare squadra? In questo caso, tutto è più complicato. Perché come lupi e porcospini insegnano, le individualità escono fuori. Basta una minima distrazione e tutto si perde, andando a minare la base e, gioco forza, tutta la relazione. Si deve ricominciare daccapo e lavorarci.
Succede a volte, però, che la fiducia sia tutta una questione di chimica. Di naso, se volete.