Siamo fatti della stessa sostanza delle nostre storie.

Come ho scritto altrove, siamo fatti di storie. Narrate, ascoltate, vissute. Storie che nascono, storie che si ripetono, storie che guidano.

Venerdì 28 novembre sono stata a NarrAbility, il IV convegno sullo storytelling, organizzato dall’Osservatorio sullo Storytelling, che si è svolto a Milano al teatro Ariberto.

La nostra storia siamo noi. #narrability #storytelling #ingirocontoutcourt #narrazione

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Fin da subito, diverse storie si sono intrecciate in un unico racconto: ognuno di noi, iscrivendosi, ha lasciato un pezzetto di sé, iniziando con “IO SONO”. All’ingresso, i nostri NOI in 150 caratteri sono stati proiettati uno dopo l’altro, andando a scrivere un unico racconto.

Sono Andrea Fontana e Alessandra Cosso a guidarci.

Raccontabilità, narrabilità sono i corrisondenti in italiano di NarrAbility, che però rende meglio in inglese. Andrea Fontana entra nel termine e lo sviscera facendone emergere caratteristiche e peculiarità.

La sua prospettiva mostra come la NarrAbility abbia a che fare con il Qui e Ora; con la competenza; con i ruoli; con il mettere in fila uno dopo l’altro gli elementi che danno vita a una storia; con il “dappertutto e da nessuna parte“, luogo e non luogo; con la bellezza, perché una storia deve essere prima di tutto bella; con la risposta a un disagio (ma anche effetto nocebo: storie che nuociono); con il rispetto e la fedeltà, soprattutto quando parliamo di comunicazione di impresa; ha a che fare con l’immaginario, anzi con gli immaginari che la storia crea; con il tempo e quindi con la magia; e con il voi, il tu, perché la storia importante è sempre quella degli altri.

Durante la giornata si susseguono ispirazioni ed esperienze diverse, che qui citerò in clamoroso ordine sparso (e non tutti. Il programma completo, qui)

Alessandro Lotto, professione Temporary Manager, spiega perché sia così importante, avere anche competenze narrative, soprattutto nel suo lavoro. Nei suoi interventi in azienda, le storie si popolano di personaggi: alleati, avversari, spettatori neutrali. Tutti con ruoli ben definiti che contribuiscono alla costruzione di una storia. Qui, la sua interessante presentazione con Prezi.

È il turno di Lorenzo Gangarossa, che racconta la storia di Italy in a day. Qui sotto il trailer. Sul sito ufficiale, invece il film completo. Emozionante.

Martino Gozzi, scuola Holden Torino ci regala qualche consiglio pratico per scrivere la (nostra) storia.

Inizia dicendo che lo scrivere, prima di un sostantivo, è un verbo. L’azione tesa a creare, attraverso la scrittura, la storia che abbiamo dentro. E racconta della struttura in tre atti, che racchiude il regno delle possibilità, dove si dà vita al personaggio, al luogo, al tempo. Direi quasi il regno delle scelte. Arriva poi il regno delle probabilità, dove avviene il GOTE (si individuano gli obiettivi, gli ostacoli a superare, le tattiche da mettere in gioco e la prospettiva per osservare e decidere) infine quello della necessità, dove si dà vita al the end (lieto, sospeso, tragico).

Parla della necessità di narrare con più consapevolezza la nostra storia, fatta di esperienza, che narra il nostro viaggio.

L’intervento che mi ha conquistata e mi ha lasciata con il fiato sospeso è stato quello della storyteller Diana Bertoldi. Ci ha accompagnati nella narrazione selvaggia. Quella che parte dalla connessione con il territorio, nel senso più naturale del termine: wild storytelling. Inizia togliendosi le scarpe, per ricongiungersi con la terra madre.

“Siamo alberi e per raccontare dobbiamo ritrovare le nostre radici selvagge.”

Dice che per entrare in contatto con le storie scritte nella e dalla natura occorre ascoltare con lo stomaco. Un ritorno alla natura nella sua essenza.

“Fidatevi profondamente di quello che il territorio vi dice. Prima si ascolta, poi si racconta.”

Dice anche che lo storyteller è nudo di fronte al pubblico. E che occorre fidarsi delle storie che arrivano, facendosi attraversare da esse.

https://twitter.com/storytellinglab/status/538345939615105024/photo/1

io non sono riuscita a fare altro che ascoltarla e seguirla per tutto il tempo in cui ha narrato la sua storia. Travolgente.

L’ultimo intervento, di Davide Tiso, parla di sound storytelling.

https://twitter.com/storytellinglab/status/538355486148808704/photo/1

Qui trovate tutto quello che è stato condiviso su twitter sul suo intervento.

Nonostante sia stato molto tecnico, Davide Tiso mi ha conquistata: non sono riuscita a togliere l’attenzione dalle sue parole.

Testimonianze

Sono intervenuti anche due storie più vicine territorialmente a me:

Storie di Lana
Manuele Cecconello e Francesca Conti hanno raccontato di un bellissimo progetto tutto biellese: TextTour

Qui, il video:

Strada del riso vercellese di qualità

Massimo Benedetti ci accompagna alla scoperta di un bellissimo progetto legato a Vercelli, al riso e alla narrazione “sulla strada” di una coltura preziosa.

Cosa mi porto a casa?

Tutto quello in cui ho sempre creduto sul narrare. Ascoltare la storia degli altri, ascoltare quello che lo stomaco suggerisce e raccontare emozioni per farsi ricordare.

Siamo su questa terra per raccontarci e raccontare. Dobbiamo farlo. È inevitabile.

Dimmi e io dimentico; mostrami e io ricordo; coinvolgimi e io imparo. B. Franklin

Non spiegarmi quello che fai. Raccontamelo, così poi lo ricordo.

Grazie.

PS

Qui c’è un altro bellissimo resoconto: https://steller.co/stories/396420565981726691
e qui, un altro: http://www.seejay.co/info_6/narrability/

Tatiana Cazzaro
copywriter relazionale e communication strategist
Da bambina scrivevo sui muri. Oggi scrivo dappertutto. Mi occupo di scrittura, strategie di comunicazione e formazione. Aiuto le persone e le imprese (che sono fatte di persone) a scoprire un modo nuovo di comunicare e raccontarsi, che parte da chi vogliono diventare.
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